18 Marzo 2022

L’Aglianico: curioso e profondo 17.03.2022

L’Aglianico: curioso e profondo  17.03.2022

 

Giovedì 17 marzo, Osteria del Pettirosso. Il mitico Club affronta una nuova degustazione, questa volta dedicata all’Aglianico della zona di Benevento, un grandissimo vino spesso conosciuto come “il Barolo del Sud”.

In batteria, come di consueto, una serie di vini da me selezionati, tra piccole cantine e qualche produttore più blasonato. Come sempre i vini sono stati degustati alla cieca.

Del territorio in questione, devo essere sincero, non ho una grandissima conoscenza: il vero Aglianico è un vino profondo, cupo, da invecchiamento. In un certo senso è il fratello del Barolo. Sicuramente si è davanti a vini che, se fatti tradizionalmente, per essere gustati nella loro pienezza occorre attendere molti anni.

Sappiamo benissimo che il mondo del vino negli ultimi anni è cambiato e sempre di più i vini, una volta messi in commercio, sono già pronti per essere degustati. Credo onestamente che sia un vero peccato.

Il bello del vino è legato proprio anche al “saperlo aspettare”… aspettare e desiderare una bottiglia per molto tempo, guardandola riposare in quella nicchia della cantina e sperando ogni volta che possa essere il momento giusto. E poi aspetti ancora perché secondo te non lo è mai!

Ma torniamo alla degustazione.

 

Prima batteria, Irpinia Aglianico.

La Cantina di Enza, una piccola realtà che lavora in modo del tutto naturale. Il mio pensiero sull’argomento ormai lo conosce il mondo intero, perché va benissimo il naturale ma i vini devono anche essere buoni. Appena aperto il vino si presenta con una leggera acidità e sgradevolezza al palato. Un leggero odore di brett non rende piacevole il suo assaggio. Un vino poco piacevole da bere nell’immediato ma anche dopo aver riposato mezz’ora nel bicchiere ed essersi leggermente aperto, il risultato è un po’ più bevibile ma restano ancora troppi difetti.

Adelina Molettieri. Conosco poco di quest’azienda ma devo dire che mi ha decisamente sorpreso. Il suo Aglianico era decisamente interessante, ancora allappante, con una leggera e intrigante nota di cuoio al naso e con quella caratteristica di bella ruvidità che dovrebbe caratterizzare questi vini. Il più Aglianico di tutti i vini della prima batteria. Mi è piaciuto molto.

Benito Ferrara. Altro produttore che non conoscevo, ma che alla fine è stato il vincitore della serata. Un vino elegante, morbido, più moderno rispetto al precedente ma forse con un eccessivo sentore di confettura che poi in parte ha perso. Bel vino!

Mastroberardino. Il suo Redimore è per me, e non solo, una delusione. Conoscendo il produttore, in tanti ci aspettavamo decisamente qualcosa di meglio. Tanto legno, troppo legno. Un vino molto moderno, morbido e piacione, di cui alla fine in bocca rimane purtroppo solo un grande sentore di vaniglia.

 

Seconda batteria, Taurasi. Una batteria in un certo senso difficile, con vini davvero molto diversi fra loro.

La Cantina di Enza. Rispetto al Taurasi fa decisamente meglio, con un 2012 molto interessante anche se… troppo pronto. Un vino già arrivato al culmine, evoluto. Ho trovato un pizzico di riduzione, una bella freschezza, una piacevole morbidezza ma manca però quella struttura che mi aspetterei in un Taurasi.

Faccio una premessa: non conosco la zona, non conosco i produttori, non conosco le annate! Era impossibile trovare vini dello stesso anno di produzione e quindi sono considerazioni che rimangono molto personali.

Adelina Molettieri. Questo vino è l’esatto opposto del precedente. Un vino cupo, chiuso, allappante, con quel sentore di “animale” che affascina. Un vino giovanissimo da bere tra vent’anni, il Taurasi che mi aspetterei cercando un vino di questa denominazione. Per me è il vino della serata, divertente e assolutamente intrigante…, ora senza dubbio ne nascondo qualche bottiglia per assaggiarlo nuovamente nel 2035!

Benito Ferrara. Una fotocopia della prima batteria. Bellissimo vino che, rispetto a quello di Molettieri, è più pronto. Per tutti è il vincitore, per me è difficile da dire. Ho trovato una bella intensità di profumi, un tannino morbido, in un vino elegante e fitto. È il giusto compromesso, si presenta come un vino in grado di rappresentare il vitigno ma che allo stesso tempo è pronto, pur non essendo un vino moderno! Grande vino.

Pietracupa. Azienda conosciuta più per i vini bianchi. Dal mio punto di vista è il vino che meno ricorda il vitigno che punta a rappresentare. Il risultato è decisamente anonimo, con poca struttura, scarsa intensità nei profumi e poco tannino. Ho fatto fatica ad identificare il vitigno.

Feudi di San Gregorio. Altra grande delusione: vino piacevole ma molto moderno, scontato, commerciale. Al naso piccoli frutti e al palato troppo legno. Peccato, perché è anche merito di quest’azienda se i vini di questa importante zona sono conosciuti anche fuori dai loro confini. Ci aspettavamo indiscutibilmente di meglio.

 

Conclusioni.

A differenza di altri territori che abbiamo scoperto e degustato con il Club, ho capito che il vero Aglianico lo si trova nelle piccole produzioni. Da un certo punto di vista lo posso anche capire, poiché non tutti hanno la pazienza di aspettare almeno dieci anni prima di bere un vino, dunque dal punto di vista commerciale non fa una piega.

Però è un vero peccato perché un vitigno di tali potenzialità andrebbe senza dubbio valorizzato molto di più!

Ho concluso la degustazione con un grandissimo dubbio. Perché Cantina di Enza e Molettieri producono due vini così tanto diversi? Uno è pronto e l’altro andrebbe bevuto tra molti anni. Entrambe le realtà si trovano a Montemarano, una delle zone più vocate. L’annata, per carità, è diversa ma questo non può giustificare questa grande differenza.

È la differenza tra il naturale e il convenzionale?

Enza racconta: “Per fare un buon vino naturale occorre ascoltare ciò che la vigna ci sussurra, ma oltre ad ascoltarla occorre avere la sensibilità di capire cosa ci dice e comportarsi di conseguenza”.

Scelte giuste, scelte sbagliate. Nel “naturale” le scelte sbagliate possono portare danni non correggibili, lo si sa. Il naturale però dovrebbe riuscire a trasmettere con efficacia quello che il vitigno racconta, la sua essenza. Nei vini di questa piccola cantina non ho trovato l’anima di questo importante vino, nè quella voglia di attesa per avere il meglio.

Peccato.

Si tratta comunque di un territorio incredibile, con vini di ottimo livello, molto diversi tra loro.

I vincitori rimangono però le piccole aziende, quelle che come sempre hanno qualcosa da raccontare o lo sanno fare bene.

In alto i calici.

Paolo

 

A proposito, cosa vorrebbe l’Oste nella sua cantina? Adelina Molettieri tutta la vita ma anche un po’ di Benito Ferrara.

 

 

ELENCO VINI PRIMA BATTERIA

1 – LA CANTINA DI ENZA

IRPINIA AGLIANICO DOC “PASSIONE” 2015

2 – ADELINA MOLETTIERI 

IRPINIA AGLIANICO DOC CESINE’ 2014

3 – BENITO FERRARA

IRPINIA AGLIANICO DOC VIGNA QUATTRO CONFINI 2018

4 – MASTROBERARDINO

IRPINIA AGLIANICO DOC REDIMORE 2019

 

 

ELENCO VINI SECONDA BATTERIA

5 – LA CANTINA DI ENZA

TAURASI DOCG PADRE 2012

6 – ADELINA MOLETTIERI 

TAURASI DOCG 2013

7 – BENITO FERRARA

TAURASI DOCG VIGNA QUATTRO CONFINI 2016

8 – PIETRACUPA

PIETRACUPA TAURASI 2014

9 – FEUDI DI SAN GREGORIO

TAURASI DOCG RISERVA “PIANO DI MONTEVERGINI” 2014

 

 

CLASSIFICA IRPINIA AGLIANICO

1 – BENITO FERRARA

IRPINIA AGLIANICO DOC VIGNA QUATTRO CONFINI 2018

 2 – MASTROBERARDINO

IRPINIA AGLIANICO DOC REDIMORE 2019

3 – ADELINA MOLETTIERI 

IRPINIA AGLIANICO DOC CESINE’ 2014

4 – LA CANTINA DI ENZA

IRPINIA AGLIANICO DOC “PASSIONE” 2015

 

 

CLASSIFICA TAURASI DOCG

1 – BENITO FERRARA

TAURASI DOCG VIGNA QUATTRO CONFINI 2016

2- ADELINA MOLETTIERI 

TAURASI DOCG 2013

3 – LA CANTINA DI ENZA

TAURASI DOCG PADRE 2012

4 – PIETRACUPA

PIETRACUPA TAURASI 2014

 5 – FEUDI DI SAN GREGORIO

TAURASI DOCG RISERVA “PIANO DI MONTEVERGINI” 2014

 

 

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