OSTE VIAGGIO… (terza parte, Poderi Castellinuzza)
Terza e penultima tappa del mio viaggio in Chianti, dopo un piccolo spostamento arrivo a Lamole…
Dopo aver trascorso il primo giorno in Chianti accompagnato da una leggera pioggia, la domenica si presenta ai miei occhi vestita di un sole splendente fin dal primo mattino. Salgo in macchina e mi sposto verso Lamole, un piccolo borgo che si trova sopra Greve. Lo faccio percorrendo una strada sterrata che attraversa il bosco, lungo la quale incontro cantine a me conosciute, disperse tra la vegetazione e il silenzio di questi bellissimi luoghi.
Questa parte del Chianti Classico mi piace sempre di più.
Arrivo a Lamole, supero il paese e arrivo alla prima cantina, Poderi Castellinuzza. Ho appuntamento con Francesca e suo marito, conosciuti l’anno scorso in Osteria in occasione di una loro vacanza a Rovereto. Siamo sempre rimasti in contatto. Francesca lavora in una delle più importanti cantine della zona che visiterò nel primo pomeriggio.
Alla porta incontro una delle due sorelle che gestiscono questa piccola cantina. Poco più di 10.000 bottiglie prodotte nella zona in assoluto più alta della denominazione. Lamole infatti si trova a circa 650 metri slm e conta ben 88 abitanti. Vista la sua altitudine è denominata “il tetto del Chianti”.
È inutile dire che il clima anche in questo caso determina il carattere dei vini prodotti: gli inverni sono freddi, le estati calde ma con un grande sbalzo termico tra il giorno e la notte, che va a regalare profumi e acidità al vino.
Il paese si trova ai piedi di Monte San Michele che dall’alto dei suoi 1000 metri ripara la zona ma allo stesso tempo le regala freschezza. Il terreno è arenario, friabile e sabbioso, il che aiuta nelle annate piovose essendo molto drenante.
Qui siamo alla terza generazione di produttori, le due sorelle sono subentrate al lavoro fatto dal babbo e prima ancora dal nonno. Il nonno, quando arrivò a Lamole, trovò all’interno della proprietà delle vecchie vigne di 150 anni prefilossera e a piede franco ed ebbe la sana idea di non espiantarle mantenendo così intatto un patrimonio unico. L’uva che si coltiva in questa zona è un Sangiovese Grosso, un clone che sembra derivi dal Prugnolo Gentile. La sua caratteristica è quella di avere una buccia grossa che rilascia più sostanza ma allo stesso tempo protegge di più dalle malattie e dai vari problemi che si possono incontrare durante l’anno.
Assaggio i vini iniziando dal Lamole, il loro vino più classico, un blend di Sangiovese con una piccola parte di Colorino. Un 2020 elegante e fresco, con un naso che ricorda i piccoli frutti e dal colore rosso molto delicato. Al palato è fresco, fine, dal tannino presente ma non invadente. Lo caratterizza la classica eleganza dei vini prodotti in montagna, se così li posso chiamare vista l’altitudine a cui ci troviamo. L’affinamento avviene in vasche di cemento che regalano al vino ulteriore freschezza e permettono di mantenere inalterate le sue principali caratteristiche.
Il 2020, in versione riserva, si presenta giustamente con una marcia in più. Al naso è più intenso, si sente una frutta più matura e il delicato sentore di qualche spezia. Al palato il tannino è più fitto, si presenta più morbido e strutturato.
Assaggiamo anche la riserva del 2015, completamente diverso rispetto al 2020. Si percepisce quale sia la strada che può percorrere un vino prodotto in una zona come quella di Lamole. Si presenta leggermente più evoluto, l’eleganza si è accentuata, i profumi sono più ricchi marcando di più le spezie e la frutta più matura. In bocca è pieno e avvolgente, dal tannino sicuramente più evoluto, fitto ma delicato.
Passiamo infine al Gran Selezione. Un 100% di Sangiovese proveniente dal vigneto più datato dell’azienda. La resa per ettaro è bassissima, fermenta in vasche di cemento e affina in botti di rovere sloveno.
Che naso! Ne rimango affascinato! Un’esplosione di profumi, in primis le fragoline di bosco. Al palato è eleganza pura, un grandissimo vino che vorrei dimenticare in cantina per ritrovarlo dopo molti anni al meglio della sua forma. Gran bella bottiglia.
Usciamo dalla piccola sala degustazione per andare a visitare la cantina dove incontriamo il papà. Più di ottant’anni e non sentirli, Paolo sembra ancora un giovanotto, con una vita vissuta in mezzo alle sue vigne che ha sempre seguito e curato con tanto amore.
Come da rituale acquisto del vino per uso personale e salutiamo.
Bellissima azienda, vini sinceri, eleganti, profondi, freschi.
Devo dire che questo passaggio in Chianti per ora non ha deluso sotto nessun aspetto!
… continua…
In alto i calici.
Paolo