Pacherhof – Un Gruner Veltliner in Jazz
Alto Adige.
Due parole che ormai sono sinonimo di qualità assoluta, sotto ogni punto di vista. Una sorta di mentalità tedesca: precisione, rigore, raffinatezza.
Personalmente lo chiamo “Brand Alto Adige” o “Sistema”
A volte, proprio questa ricerca ossessiva della perfezione porta a un sistema che finisce per perdere quell’identità così preziosa. Un sistema spesso omologato. Ma che, va detto, funziona e piace.
Eppure, c’è un mondo di vignaioli che continua a fare la differenza. In un contesto che, lo ripeto, rischia troppo spesso di smarrire le proprie origini. Ci sono, però, ancora produttori capaci di raccontare verità autentiche. E questo vale non solo per il vino.
Pacherhof, in questo senso, detta legge. Racconta con coerenza e sensibilità il vero carattere del terroir della Valle di Isarco, al confine con l’Austria. I suoi sono vini eleganti, freschi, minerali.
Il suo Veltliner nel calice profuma di pompelmo, lime, mela, erbe di montagna. Un naso che avvolge e affascina.
All’assaggio? Freschezza e sapidità regalano un sorso diretto, nitido, ma mai aggressivo. Una nota speziata molto fine accompagna la purezza di un vino che nasce in un territorio quasi estremo, dal punto di vista enologico.
Affina il 60% in grandi botti di rovere, il resto in acciaio. Equilibrio perfetto tra struttura e tensione.
Abbinamenti gastronomici? Perfetto con piatti a base di pesce o carni bianche delicate. Ottimo anche con formaggi freschi e verdure.
Nel dubbio, o se la sete chiama con prepotenza, è un aperitivo ideale.
L’abbinamento musicale? Rimango al nord: Tord Gustavsen, “Being There”. Un pianista norvegese che ascolto spesso dal tocco delicato e personale, proprio come questo Grüner Veltliner.
E allora… in alto i calici, al suon di musica e di un buon vino raffinato.
Paolo
Pacherhof – Gruner Veltliner 2022
